S.N.C. E MOTIVAZIONE

Studiare il Sistema Nervoso Centrale è molto difficile perché é connesso con la motivazione. Quella veramente difficile da studiare è proprio la motivazione che spariglia le carte nello studio del Sistema Nervoso Centrale. Se fosse solo da un punto di vista fisiologico probabilmente studiare il S.N.C. non sarebbe nemmeno un’ impresa estrema.

Tutto ciò che riguarda la fisiologia, pur se estremamente complesso ha dei punti di riferimento che possono portare ad una costruzione per un sapere scientifico con delle basi solide.

Anche sul sistema immunitario, che pure è connesso con il Sistema Nervoso Centrale, sono state fatte delle scoperte importanti e ci permettiamo addirittura il lusso di andarlo a sollecitare con importanti scoperte. Forse l’impresa è un po’ ardua ed azzardata ma gli studi scientifici in proposito sono talmente consistenti che non si pongono freni all’applicazione di cose nuove, impensabili solo una ventina di anni fa.

Sul S.N.C. siamo fermi al palo, per colpa (o per merito…) di questa stramaledetta motivazione. E questa motivazione è talmente importante che stravolge tutto il nostro sapere e lo mette in discussione.

Ma cos’è in fondo la motivazione? E’ quel qualcosa pur difficilmente definibile che ci distingue dagli animali. Anche gli animali rispondono nel loro agire ad una precisa motivazione ma è ben più semplice di quella umana. In fondo gli animali agiscono per ricerca di cibo, istinto di sopravvivenza, anche affetto (ed in questo andiamo a paragonarli agli umani) ma non sono molto difficili da prevedere nel loro comportamento.

La motivazione umana invece è molto complessa. Nella nostra società molti hanno l’abitudine di giustificare tanti atteggiamenti come la diretta conseguenza dell’accaparramento di danaro. Il danaro è un po’ eccessivamente divinizzato e diventa un importante fattore di motivazione di tutta la nostra esistenza ma anche assolutizzare a quello per tentare di semplificare il concetto di motivazione è limitante e non ci aiuta a comprendere bene l’intero quadro.

Si pensi anche solo nello sport quanto sia complessa ed importante la motivazione e se si ha la malsana idea di dire che la motivazione all’arricchimento è la sola che muove lo sport ci si sbaglia alla grande. Si dirà che il lavoro è certamente più sensibile al fattore economico di quanto lo possa essere lo sport, alla fine lo sport è una professione solo per pochi eletti e pertanto la motivazione della maggior parte degli sportivi non è fortemente influenzata da fattori economici. Ciò non toglie che anche in un ambito come quello del mondo del lavoro dove la retribuzione pare che sia l’argomento numero uno la motivazione è decisamente complessa e a tratti insondabile.

Verrebbe da dire: “Va bene allora studiamo il S.N.C. lasciando perdere la motivazione, a prescindere da quanto combina la motivazione su questo sistema…” ma tale operazione non ha senso perché se non comprendiamo la motivazione ci muoviamo decisamente al buio.

La motivazione è quella cosa che fa di tutti noi dei piccoli Socrate. Siamo consci di non sapere perché se non comprendiamo i dettagli della motivazione capiamo che il nostro sapere si fonda su basi d’argilla.

Chi sostiene di conoscere a fondo la propria motivazione è semplicemente pericoloso e anche se è animato da profondi principi religiosi mostra di essere un po’ disattento nell’applicazione degli stessi perché più o meno tutte le religioni insegnano l’umiltà, la consapevolezza dei limiti dell’uomo e l’alta probabilità di sbagliare in molte cose.

Studiare la nostra motivazione è una cosa molto importante nello sport ma lo è anche e soprattutto nella vita in generale e purtroppo é un percorso individuale dove non si riescono a trovare risposte sui libri perché per capire la propria motivazione personale bisogna tentare di capire prima sé stessi.

Un grande scienziato del secolo scorso, Edelman, scriveva sulla materia della mente e anche se diceva che molte delle cose che pensiamo hanno una struttura proprio materiale si arrendeva al fatto che esiste comunque un qualcosa di difficilmente definibile che può mutare questa struttura ed è questa la cosa particolare del nostro cervello. Il nostro cervello è l’unica struttura che può scegliere di mutare sé stessa ma lo fa con meccanismi che non ci sono noti.

Qualcuno sostiene che in realtà non sia così e come il cuore modifica sé stesso per motivi fisiologici indipendenti dalla nostra volontà anche il cervello modifica sé stesso in modo incomprensibile rispondendo esclusivamente a cause fisiologiche.

Chi non accetta tale tesi risponde attaccando e gli sportivi sono tentati di fare ciò nel senso che grazie alla motivazione nello sport non solo modifichiamo importanti mappe cerebrali che ci portano a muoverci in modo diverso ma siamo in grado di modificare, per esempio, addirittura il cuore rendendolo più idoneo a certi sforzi.

Evidente che poi i motivi fisiologici prevalgono e anche il cuore di uno sportivo molto allenato è soggetto ad invecchiamento e risponde pertanto a tutte le leggi della fisiologia, ma il fatto che in qualche momento dell’esistenza, con il solo allenamento sportivo possiamo condizionarne la morfologia la dice lunga sulle nostre capacità di modificare noi stessi.

La motivazione è un argomento arcaico e sempre di moda che non ci molla mai, fin che esistiamo siamo immersi in questo polpettone che possiamo anche tentare di ignorare ma condiziona comunque la nostra esistenza. Chi ignora la motivazione e non la vuole prendere in considerazione ha un atteggiamento un po’ bizzarro perché alla fine rinuncia a comprendere sé stesso.

In un disfattismo assoluto si può comunque affermare che comprendere o meno la motivazione cambia poco nel senso che i nostri limiti fisiologici vengono spostati di poco. E questo, per certi versi ed entro certi limiti, é pur vero ma questa cosa non raccontatela agli sportivi che perdono ore ed ore di tempo per affinare la capacità di correre i 100 metri in qualche decimo di secondo meno di quello che riuscirebbero a fare senza ore ed ore di allenamento.

Forse se lo sport ha motivo di esistere è proprio perché ci aiuta a capire la nostra motivazione perché in realtà correre i 100 metri in 11’7 oppure in 11’3 non è che cambi di molto la nostra esistenza. Però se riusciamo a scoprire importanti cose sulla nostra motivazione abbiamo decisive acquisizioni, probabilmente ancora più importanti di quelle che sono state fatte in secoli di studio settoriale dell’S.N.C. o anche dell’altrettanto importante sistema immunitario.