Commento a “Il problema della qualità…”

Sostieni curiosamente che probabilmente poco più dell’uno per cento delle sedute di allenamento vanno a segno per marcare effettivamente le mappe cerebrali e produrre vero adattamento nervoso per innescare il miglioramento sportivo, ma ti sei mai chiesto normalmente nella scuola quante parole vanno a bersaglio nel processo di apprendimento? Pensi che si arrivi all’uno per cento? Se così fosse vorrebbe dire che all’incirca centomila parole vanno a bersaglio nel corso di un anno visto che facendo un calcolo per sommi capi nel trasferimento dei contenuti didattici ne vengono spese circa 10 milioni ogni anno.

Forse si può dire che il mondo dell’attività fisica è un’oasi felice in tal senso perché almeno c’è un riscontro diretto sulla qualità dell’apprendimento grazie alla sentenza dei risultati di campo. Per quanto riguarda le altre materie di insegnamento scolastico invece si naviga nel buio più totale perché sappiamo benissimo che i vari sistemi di verifica sono del tutto inattendibili in quanto gli studenti al giorno d’oggi sono dei veri e propri professionisti del superamento della verifica e concentrano lì tutti i loro sforzi trascurando molto spesso quello che è il vero apprendimento.

Insomma nello sport non ci sono scorciatoie perché la verifica è il risultato sportivo e se quella da buoni risultati vuol dire che effettivamente c’è stato apprendimento. Insegnare cose che non hanno il riscontro della realtà di campo probabilmente è ancora molto più difficile…”

  • Sono parzialmente d’accordo nel senso che non ritengo che nel mondo dello sport non esistano assolutamente scorciatoie. Il ricorso al supporto farmacologico costante per conto mio è una di quelle e quando talvolta si fa confusione nel capire quanto un incremento di prestazione sportiva sia da attribuire ad una preparazione azzeccata e quanto questo sia da attribuire ad una assistenza medica che sovente si è evoluta più ancora dei protocolli di allenamento, mi sento un po’ disorientato ed è lì che predico come sarebbe molto più semplice lasciar perdere del tutto l’assistenza farmacologica e tornare a carichi di allenamento non impossibili da sostenere senza questa.
  • Capisco la disperazione degli insegnanti che si rendono conto di essere ingabbiati in un tipo di scuola che in realtà ha gran poche certezze sulla qualità del suo servizio. Da tempo sostengo che tutto l’impianto delle verifiche scolastiche non è per niente razionale ed è invece una clamorosa perdita di tempo talvolta pure deprimente ed inibente nei confronti degli studenti e anche degli insegnanti che perdono occasioni di arricchimento professionale per colpa di questo.
  • Sarebbe bello che il mondo dell’attività fisica insegnasse al resto della scuola ad inseguire gli obiettivi di apprendimento in modo più entusiasmante ed efficace ma se in un ambito dove la verifica è abbastanza facile (il risultato sportivo) già ci limitiamo ad usare in modo veramente efficace poco più dell’uno per cento del tempo dedicato all’insegnamento figuriamoci cosa può accadere in ambiti dove la verifica attendibile è pressoché impossibile.
  • C’è da sperare che la scuola si evolva, che lo faccia per sé stessa e che lo faccia anche per rianimare un mondo scientifico bloccato dalla corruzione e dalle logiche politiche. Purtroppo in tal senso c’è poco da sperare perché ormai la corruzione in ambito scientifico vive di luce propria e non ha più bisogno del condizionamento della politica. Se anche il mondo della politica decidesse che da oggi la scienza risponde solo ai quesiti autentici che possono nascere dal suo interno senza alcun condizionamento politico ci penserebbe comunque il mercato ad orientare la letteratura scientifica su percorsi che con la scienza hanno ben poco a che fare. Siamo in una situazione dove si fa fatica a capire se sia nato prima l’uovo o la gallina, se la scienza è ferma ai metodi del secolo scorso perché la scuola non si evolve o se la scuola non si evolve perché la scienza ha deciso a priori che si può muovere solo su certi percorsi. In tale situazione la politica sta a guardare e non si capisce se è perché regola tutto o se è semplicemente perché il progresso scientifico bloccato dalla corruzione ha finito per bloccare anche le scienze politiche in un perverso circuito difficilmente scardinabile.