Come avevo preannunciato ho partecipato ad un convegno sull’attività motoria e, sempre come preannunciato, me ne sono uscito con la mia domanda un po’ provocatoria sui problemi ad organizzare praticamente i corsi per l’attività motoria per la terza età.
In tal senso non ho avuto risposta se non che nella efficiente organizzazione italiana può pure concretizzarsi la situazione per la quale se uno vuole continuare ad organizzare un corso deve accollarsene gli onori e anche gli oneri. In sintesi, alla faccia dei mille proclami, l’attività motoria per la terza età non è ancora per nulla istituzionalizzata ma un optional che enti locali, più o meno lungimiranti, possono avere la buona volontà di prendere in considerazione visto che in effetti la popolazione si è resa conto che è importante muoversi.
Nel convegno, ovviamente, sono stati trattati anche aspetti abbastanza specifici del movimento e così sono venute fuori alcune dispute nelle quali per esempio i medici la vedono dal loro punto di vista e noi esperti del movimento, un po’ meno teorici e forgiati dall’esperienza di campo, la vediamo in un altro modo ma oltre a queste dispute che possono risultare anche un po’ cavillose è venuta fuori una cosa che mi piace riportare.
Era presente un produttore di biciclette e, anche se lui si sentiva quasi fuori luogo e si è praticamente scusato perché non è un medico, era proprio il personaggio giusto al posto giusto e nel momento giusto.
Non c’è dubbio che il movimento offerto alla popolazione (di tutte le età, non solo quella di terza età) deve essere di una certa qualità ma qui lo spettro da evitare è quello della sedentarietà dilagante e solo dopo aver scampato quel pericolo ci possiamo mettere con calma a ragionare sulla qualità del movimento e possiamo anche spaccare il capello in quattro.
Insomma l’urgenza assoluta è disincastrare una decina di milioni di italiani dal sedile della loro auto nel quale sono incastrati in modo molto pericoloso anche se avrebbero tutti i requisiti per servirsi regolarmente della bicicletta. Nella fattispecie quel produttore trattava di biciclette elettriche e allora pare avermi letto nel pensiero (magari avesse letto “Personal Trainer Gratuito…) perché io sono proprio convinto e ormai ho perso il conto del numero di articoli che ho dedicato a questo argomento che la rivoluzione della bicicletta può partire proprio dalla bici elettrica che è quella che può risolvere i problemi anche di molti potenziali fruitori che non si sentono pronti per la bicicletta classica in quanto “poco allenati”.
Con la bici elettrica anche se sei poco allenato puoi affrontare anche tragitti abbastanza lunghi modulando l’aiuto offerto dal motore elettrjco a seconda delle tue potenzialità.
Non è solo un problema di sedentarietà ma anche di ambiente. Il numero di autovetture circolanti in Italia è un numero stratosferico e quando si dice che “non tutto il male vien per nuocere” con riguardo all’attuale conflitto nell’est europeo purtroppo ci tocca dire che proprio tutto il male viene per nuocere nel senso che l’unico carburante che ha subito un significativo aumento di prezzo è proprio quello del metano che è il carburante meno inquinante. Morale della favola i veicoli circolanti sulle nostre strade sono sempre 40 milioni con la differenza che alcuni personaggi che prima andavano a metano adesso vanno a benzina perché va bene la tutela dell’ambiente ma spendere il doppio per usare il carburante più ecologico non fa piacere a nessuno.
La bici elettrica ci deve salvare dalla sedentarietà e deve salvare anche l’aria delle nostre città ammorbate sempre più da un’ infinità di auto. A nulla varrà l’abbassamento della temperatura nelle abitazioni per colpa del caro gas se a questo non verranno abbinate nuove abitudini nell’uso dell’automobile.
Il vento nuovo del convegno non sono le nuove dispute metodologiche su questo o quell’esercizio per l’efficienza del tal muscolo bensì la consapevolezza del produttore di biciclette di essere diventato una pedina fondamentale nella lotta alla sedentarietà.
Ovviamente non è fondamentale solo la qualità e la convenienza del prodotto che lui può mettere sul mercato quanto tutto ciò che deve accompagnare questo evento e pertanto, in primis, la possibilità di riuscire effettivamente ad usare la bicicletta anche nella quotidianità più che solo nel fine settimana nella gita fuori porta.
Al convegno si è parlato di piste ciclabili efficienti, ben collegate fra loro e che incentivano realmente l’uso della bicicletta. Io fra me e con alcuni intervenuti ho bofonchiato che sono maturi anche i tempi per le superstrade ciclabili ma non ho reso pubblica questa mia convinzione altrimenti veniva fuori che “… quello che dice che va istituzionalizzata l’attività motoria per la terza età ha detto anche che ormai dobbiamo pensare alle superstrade ciclabili, deve essere proprio del nord Europa, italiano no di sicuro…”
Ed in effetti su queste cose mi sento poco italiano e pure un po’ disadattato. aggiungo anche che mi pare assurdo che noi che abbiamo un clima sopportabile per quasi dieci mesi all’anno dobbiamo avere una rete ciclabile molto meno efficiente di paesi dove il clima, senza nessuna offesa, è gradevole si e no per sei, sette mesi l’anno. Forse più che un fatto di clima è un fatto di cultura. Al prossimo convegno mi attendo anche chi può promuovere un certo tipo di cultura con scelte politiche coraggiose ma ormai non più procrastinabili.