Il bilancino del farmacista serve anche a noi esperti del movimento, ma non per dosare i farmaci, tutt’altro, per dosare la preparazione e potersi così permettere il lusso di evitare di usare il bilancino del farmacista per il suo scopo originario che è quello di dosare i farmaci.
Ormai pare scontato che gli atleti di alto livello devano in ogni caso integrare in qualche modo per non incorrere in pericolosi squilibri biochimici e devano avere costantemente il medico sportivo alle calcagna. Io penso che l’atleta di alto livello possa risparmiare in assistenza sanitaria se è allenato da un buon tecnico, esperto, preciso e non pressapochista.
Pertanto, in senso metaforico il bilancino del farmacista occorre proprio al buon tecnico per dosare con estrema precisione i carichi di allenamento e poter così fare tranquillamente a meno dell’intervento del medico sportivo che ormai non pare più l’eccezione ma la norma.
Qualcuno dice che l’atleta di alto livello è talmente sempre vicino al carico massimo, quel carico che sconfina dal fisiologico, che è condannato a controllare con una certa costanza i parametri bioumorali nel senso che i riscontri provenienti dal campo non sono più sufficienti a capire bene cosa sta succedendo. Io penso che invece di correre questo rischio sia opportuno rendersi sempre conto di cosa sta succendendo e stare sotto al carico fisiologico con un certo margine per essere sicuri di non superarlo. Così come si progetta un ponte che deve sopportare 1000 tonnellate di carico per un carico ben superiore a quelle 1000 tonnellate, allo stesso modo si deve proporre all’atleta un carico che sia ben al di sotto del carico massimo altrimenti… il ponte può cascare.
Il buon tecnico consente di risparmiare i soldi investiti per l’assistenza medica. Quando si è costretti a ricorrere alle cure del medico vuol dire che il tecnico ha sbagliato e non ha usato il bilancino con sufficiente precisione per misurare il carico di allenamento.
L’idea di caricare senza paura, tanto se poi qualcosa non torna ci pensa il medico a ristabilire i corretti valori bioumorali è un’idea legata a vecchi schemi di preparazione, quando si pensava che non ci si poteva permettere il lusso di adottare un carico di allenamento che fosse troppo basso, troppo poco allenante. Siccome l’atleta di alto livello è un investimento, ci si è investito su tempo e danaro, allora proprio per quello bisogna sicuramente portarlo al risultato di vertice, occorre far vedere che i soldi per quell’investimento sono stati spesi bene.
Il ricorso massiccio alla farmacologia ha frenato l’evoluzione delle tecniche di allenamento e quando qualcuno sostiene che certi record non sono stati più battuti perché probabilmente quei record sono stati inficiati dall’uso di alcune sostanze ignora come la farmacologia abbia fatto passi da gigante in questi ultimi 40 anni. Sta in piedi proprio l’ooservazione contraria: quei record sono record semplicemente stratosferici e lo sono tanto più se pensiamo che ottenuti con protocolli farmacologici decisamente antiquati. Gli atleti di quel tempo trattati con l’attuale assistenza medica (per non parlare delle calzature e delle stesse piste) probabilmente avrebbero potuto ottenere risultati ancora più significativi. Stando così le cose ci tocca ammettere che visto che la razza umana non è tornata indietro, e il progresso di tanti altri record sta a testimoniarlo, vuol dire che nella preparazione di certe discipline sportive l’aspetto tecnico metodologico è proprio regredito.
E’ mancato per la preparazione sportiva, quel bilancino che non si è lesinato di adoperare per i farmaci.
Come tecnici abbiamo proprio bisogno del bilancino dei farmacisti ma per fare in modo di non scomodare i farmacisti. Non abbiamo bisogno dei loro prodotti, abbiamo semplicemente bisogno della loro oculatezza nel fare certe scelte che se sono sbagliate portano poi a dire che l’intervento del medico nello sport di alto livello è una cosa assolutamente normale, anzi doverosa.