Abbiamo l’abitudine di pensare che quando la nostra nazione eccelle a livello di vertice in un determinato sport allora vuol dire che quel certo sport va a gonfie vele sul nostro territorio. Per conto mio questo è un atteggiamento un po’ demagogico dettato dagli organi di informazione che tendono a gonfiare lo sport spettacolo e ad enfatizzarlo notevolmente.
Ho già scritto in occasione degli infortuni della nostra nazionale di calcio che quegli infortuni hanno un significato piuttosto irrilevante sulla qualità del movimento calcistico italiano in generale. Non è che per il fatto che la nazionale non sia riuscita a trovare certi equilibri per primeggiare un certo anno in una certa manifestazione, siano i mondiali gli europei o che altro che vediamo tutti in televisione allora vuol dire che in quell’anno ci sono state delle politiche infauste a livello di programmazione generale del calcio. Al contrario il calcio italiano avrà anche dei problemi (uno per tutti una volta quasi tutti i bambini giocavano a calcio per strada circa venti ore la settimana e ora non è più possibile ma quello è un problema di urbanistica e di organizzazione del territorio non del nostro più amato sport nazionale) ma gode ancora di ottima salute nel panorama generale sportivo italiano sia a livello di diffusione sulla popolazione che a livello organizzativo. Non penso che altrettanto si possa dire per molti altri sport che magari a livello di riscontri di vertice hanno avuto anche ottimi risultati ma come diffusione non possono consentire una valutazione positiva.
Per valutare con attenzione la buona infiltrazione di un certo sport sul nostro territorio dobbiamo staccarci un pochino dal demagogico concetto di sport per la patria. Non è che lo sport di vertice deva a tutti costi ottenere degli stramaledetti risultati eclatanti per poter dire che l’Italia è una grande nazione nel nuoto sincronizzato. Se le atlete del nuoto sincronizzato ottengono grandi risultati nelle manifestazioni importanti mi fa piacere per loro che saranno orgogliose di rappresentare molto bene la nostra nazione nelle grandi manifestazioni agli occhi di milioni di telespettatori ma per valutare lo stato dell’arte della disciplina dovrò necessariamente vedere quanti atleti praticano quello sport in Italia perché se sono solo poche centinaia mi tocca dire che ahimé, su una popolazione di 60 milioni di abitanti è un po’ pochino e che quei grandi risultati della squadra olimpica probabilmente sono più frutto di un buon lavoro di un efficiente staff tecnico che segue la squadra olimpica che il risultato di un movimento sportivo molto consistente e presente capillarmente su tutto il territorio nazionale.
La demagogia sta nel valutare “ciò che passa bene per televisione è messo bene e tutto il resto non conta” e quindi di considerare uno sport per la patria e non la patria per lo sport. Il concetto di patria fine a sé stesso è un concetto un po’ superato. I giovani praticano sport per stare bene per divertirsi e pure per eccellere e per vincere ma non per tenere alto il nome della patria nel mondo perché per quello ci sono ben altre cose anche più importanti dello sport.
Al contrario una patria che funziona bene pensa ai suoi giovani e si adopera affinché tutti possano praticare lo sport in condizioni agevoli e salutari. Pertanto bisogna sostituire il demagogico ed arcaico concetto di sport per la patria (pure di stile fascista, se vogliamo, senza voler togliere nulla a quanto di buono ha fatto il movimento fascista per la cultura dell’attività fisica in Italia) al concetto di patria per lo sport. L’obiettivo ultimo non è la patria ma lo sport. Non ce ne frega niente (o meglio un po’ sì ma non in modo spasmodico) che i nostri di atleti di vertice primeggino all’estero, ci interessa che i nostri giovani italiani pratichino sport all’interno del territorio e si mantengano in salute non per servire la patria ma per vivere un’esistenza decorosa come è diritto di ogni cittadino del mondo, non solo della nostra nazione.
Allora si passa da un concetto un po’ demagogico di sport per la patria dove l’obiettivo ultimo è servire la patria e pertanto il singolo che si mette a servizio della comunità in modo un po’ eroico al più normale concetto di politica (molliamo un attimo il concetto di patria…) per lo sport dove è la collettività che lavora per il singolo per fare in modo che nessuno sia tagliato fuori e tutti possano essere protagonisti anche grazie allo sport. E’ molto più facile, razionale e pure auspicabile che la massa possa salvare il singolo che non il contrario anche se nella nostra religione c’è uno che si è fatto mettere in croce per salvare tutti gli altri.
Lo sport è salute più ancora che sacrificio ed il vero sacrificio deve essere di quegli uomini politici che devono farsi in quattro per fare in modo che lo sport possa arrivare proprio a tutti. Dietro ad una federazione che non è sufficientemente foraggiata perché nessun suo atleta di vertice ha ottenuto risultati altisonanti per conto mio non c’è qualche atleta che non ha saputo sacrificarsi per ottenere il massimo in quello sport e nemmeno uno staff tecnico inefficiente ma semplicemente un’organizzazione sportiva che risponde ancora a vecchie logiche di patria e deve sapersi rinnovare per costruire un modello sportivo al passo con i tempi. L’obiettivo deve essere diffondere la pratica sportiva, poi se questa pratica ci porterà anche a notevoli risultati nel vertice della disciplina vuol dire che si venderanno più birre per i telespettatori che restano incollati davanti allo schermo, se invece i risultati non sono così entusiasmanti è importante che il telespettatore sappia subito dove andare per capire cosa è successo in televisione provandolo dal vivo.
Ricordo l’idea di un tecnico di settore giovanile del calcio un po’ di anni fa che, come tanti, aveva dei genitori dei ragazzini un po’ turbolenti (i genitori, non i ragazzini…) che rischiavano pure di creare problemi di ordine pubblico. Quel tecnico si sognò di proporre e agevolare la creazione di una squadra dei genitori. Come per incanto i problemi disciplinari a bordo campo vennero appianati e quei genitori capirono che lo sport va praticato. Se lo pratichi lo vedi anche meglio, lo capisci di più, capisci anche la sconfitta e che pratichi sport non per la patria ma per divertirti con quelli che lo praticano assieme a te che faranno pure parte della stessa tua patria (forse) ma hanno un concetto di sport salute e divertimento più che un demagogico concetto di “sport eroico”.