CONVINCERE, SPIEGARE, ASCOLTARE.

Queste tre cose vengono fatte quasi sempre da un insegnante, da un allenatore, ma non solo, anche da tanti soggetti che non hanno da insegnare proprio nulla e molto spesso vengono fatte proprio secondo quest’ordine di importanza. Che si stia insegnando o parlando del più e del meno siamo portati soprattutto a tentare di convincere l’interlocutore, in seconda battuta a tentare di spiegare qualcosa e, talvolta, proviamo ad ascoltare, cosa che ci richiede una concentrazione terribile anche perché siamo poco addestrati a farlo.

Non pensiamo che a scuola gli allievi nei vari corsi si comportino in modo molto diverso. Sono preoccupatissimi a convincere l’insegnante che sono preparatissimi, difficilmente si mettono a spiegare davvero qualcosa, quasi mai ascoltano davvero l’insegnante se non quando emette la sentenza del voto. Diciamolo chiaro e tondo, in una normale interrogazione nella scuola italiana all’allievo di cosa dice l’insegnante non gliene frega praticamente niente a meno che le cose che dice l’insegnante non diano importanti indicazioni per migliorare quel processo di convincimento che è in atto dal primo minuto dell’interrogazione. Quanto allo spiegare è praticamente un optional, l’allievo parte sempre dal presupposto che l’insegnante ha capito tutto, tanto più che la maggior parte degli argomenti oggetto dell’interrogazione sono ampiamente trattati dal libro di testo in uso e pertanto l’allievo non è tenuto a spiegare un bel niente, sono cose di dominio comune, non è necessario spiegarle. Non solo, in tali situazioni a volte spiegare è pure pericoloso, è preso come segnale di presunzione. Nella scuola italiana è solo l’insegnante che spiega all’allievo e mai viceversa.

Forse perché ci sia vero apprendimento, in tutti gli ambiti, dovremmo essere più portati ad ascoltare, dovremmo dare molta importanza a tante spiegazioni e non dovremmo preoccuparci di convincere proprio nessuno perché ai fini dell’apprendimento non serve praticamente a nulla.

Siamo immersi nel meccanismo della pubblicità e questo ci condiziona terribilmente. Se analizziamo bene nel meccanismo della pubblicità non c’è vera informazione ma c’è solo una costante e continua opera di convincimento tesa a piazzare un certo prodotto, Non è necessario spiegare un bel nulla, tanto meno ascoltare. Quanto ad ascoltare è solo chi fa le indagini di mercato a tentare di ascoltare i consumatori ma è un ascolto non molto libero, ben finalizzato a produrre una certa indagine e pertanto è un ascolto parziale, non disinteressato.

Se vogliamo abbiamo preso questo sistema di informazione dalla televisione: la televisione non ci ascolta proprio mai, non può proprio farlo e non lo fa nemmeno quando ci sono le finte telefonate del pubblico debitamente filtrate. Quanto a spiegare a volte fa finta di spiegare qualcosa ma non è altro che un’elaborazione dell’opera di convincimento che per la sopravvivenza della televisione è essenziale. Una televisione che spiega le cose ma non è convincente ha vita breve, non può stare in piedi, vengono a mancare gli inserzionisti che pagano solo se sei convincente, non se spieghi le cose.

Tutto ciò si traduce nel fatto che siamo portati a trattare tante cose in modo superficiale invece che a tentare di capirle.

In pratica non è utile comprendere le cose ma trasmetterle nel modo migliore possibile. Si arriva al paradosso che si può avere successo anche se non si è capito nulla e si ha buone doti di convincimento.

In un contesto simile l’unico elemento che può salvare l’informazione è la passione. Non serve conoscere le cose ma tentiamo ugualmente di conoscerle per la passione della conoscenza.

Se si ha passione per l’informazione la prima cosa diventa saper ascoltare, la seconda saper spiegare ciò che si è capito e quanto alla capacità di convincere gli altri della bontà della propria opinione quella è una capacità politica che con la scienza non ha nulla a che fare.

Forse per stare meglio tutti quanti abbiamo bisogno di più scienziati onesti e di meno politici. E’ un’ ipotesi che sta in piedi solo se crediamo ad un certo tipo di scienza perché ultimamente ci hanno raccontato che la scienza è quella che passa per televisione. E per capire ciò si tratta di mettersi attentamente in ascolto anche se il “rumore” di fondo è assordante. L’assordante rumore del mercato.